Chi di superbia ferisce

Ricordo un giornalino che girava negli anni ’60, il Monello, pieno di personaggi simpatici e stravaganti, c’era Miniringo, la versione minuscola del ben più noto “Ringo” l’eroe western (allora il western andava molto!) Pedrito el drito e sua moglie Paquita detta il mattarello più veloce del west, Arturo e Zoe e Tippy Tin, che rappresentava in pieno la moda “Yé Yé” del momento. Tra tutti i vari (non li ho citati tutti per non uscire dal tema) c’era Superbone un ragazzino biondo con un ciuffone alla Elvis che sembrava incollato dalla brillantina e una pancetta pingue.

Il suo passatempo preferito era trascorrere il suo tempo a giocare brutti scherzi ai ragazzini poveri e più sfortunati del quartiere (in quegli anni esisteva un grande divario sociale e gli operai erano la classe meno abbiente e culturalmente arretrata). Arrogante e presuntuoso, agiva con quello spirito prevaricatore che ostentava in particolare alla presenza dei suoi degni amici, trattati con stupida arroganza. Era sua abitudine intromettersi in tutte le discussioni puntualizzando l’esclusività della sua (presunta) verità, organizzava spesso feste nella sua casa, con tavole imbandite di ogni ben di Dio invitando però solo altri Superboni. Inutile dire che alla fine delle storie le prendeva sempre di santa ragione rimanendo vittima dei suoi stessi scherzi…

Queste caratteristiche prevaricatrici e accentratrici fanno parte di quei difetti caratteriali che prendono il nome più generico di “Superbia”.

Nella dottrina morale cattolica questo è il vizio peggiore, è la tendenza non ad essere i migliori o a vincere, ma ad abbassare gli altri al proprio infimo livello, ed è considerato orientato verso Satana assieme all’invidia e all’ira.

Una storia mitologica: Aracne era una valente filatrice, che abituandosi ad essere elogiata incominciò a vantarsi di essere non solo la più brava fra i mortali, ma addirittura in grado di gareggiare con gli dei. Atena, dea dai molteplici ingegni, sia muliebri sia guerrieri, protettrice dei filatori, è irritata dalla superbia della donna. Non può sopportare che una comune mortale affermi di essere più brava di una dea nell’arte della tessitura. Sotto forma di vecchia si reca dalla fanciulla e le consiglia di non offendere gli dei. Per tutta risposta Aracne, ribadisce di essere migliore di Atena, al che la dea riprende le sue sembianze e sfida la giovane ad una gara di tessitura. La dea tessé un arazzo rappresentante lo scontro fra Poseidone e la città di Atena, mentre Aracne un’immagine degli amori di Zeus. La dea non potendo ammettere di essere stata sconfitta distrugge l’opera di Aracne e per punirla della sua superbia la trasforma in ragno, costretta a filare in eterno la sua tela.

Un’altra storia mitologica riguarda Narciso, che per brevità (e perché suppongo che già la conosciate) conduco alla fine: “Un giorno, mentre Narciso si bagnava in un fiume, vide per la prima volta riflessa nell’acqua limpida l’immagine del suo viso. Se ne innamorò perdutamente e per questa ragione tornava di continuo sulle rive del fiume ad ammirare quella fredda figura. Ma ogni volta che tendeva la mano nel tentativo di afferrarla, la superficie dell’acqua s’increspava, ondeggiava e l’immagine spariva.

Una mattina, per vederla meglio, si sporse di più e di più finché perse l’equilibrio cadendo nelle acque, che si rinchiusero per sempre sopra di lui. Il suo corpo fu trasformato in un fiore di colore giallo dall’intenso profumo, che prese il nome di Narciso”.Come avrete potuto constatare la superbia e la vanità camminano insieme e sovente i loro influssi sono avversi per chi ne rimane vittima. Plinio il vecchio disse “Niente è più misero eppur più superbo dell’uomo”.

Pensate come può vivere chi è colpito da questo “morbo” comportamentale, sempre nella paura di incontrare chi possiede più di lui ( il superbo è un invidioso “attivo” cioè non si limita ad invidiare ma si prodiga di sminuire l’invidiato e gode nel caso in cui esso diviene vittima di eventi karmici negativi), sempre ad escogitare modi e stratagemmi per mettere cattive parole per danneggiare e ferire l’oggetto della sua invidia.

In questa epoca tecnologica, in cui si possono mutare aspetto e addirittura simulare chi non si è, (attraverso nick name e profili falsi nei social) il superbo, solitamente frustrato, contatta segretamente le amicizie in comune del soggetto “target” della sua frustrazione e semina zizzania, oppure sminuisce apertamente le qualità migliori (o i beni materiali) dello stesso.

Cerca di abbassare al proprio livello con ogni mezzo pur di soddisfare quel senso interiore pruriginoso fino allo squilibrio.

Muove eventi karmici intorno a se e si comporta come un ragno ubriaco che tesse trame karmiche senza mai fermarsi, senza sapere che prima o poi esso stesso ne rimarrà vittima come inconsapevole burattino del proprio vizio.

Se vi sentite vittime di questo difetto caratteriale cercate di divenirne coscienti e liberatevene, una corrente di eventi karmici positivi, come l’amicizia, la gratitudine, la sensibilità ed il sollievo vi avvolgeranno. Buona consapevolezza a tutti!

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