Quando il benessere diventa malessere

Ormai è diventato un must, un obbligo interiore, un vincolo che supera la ragion veduta, comprare casa, ormai è diventata una tappa della vita, un obbiettivo da raggiungere, nonostante la precarietà del lavoro, sebbene l’Italia sia un paese in ginocchio, a dispetto dei sacrifici necessari per poter realizzare questo “sogno” che a detta di molti è una mania tutta italiana. A detta degli immobiliaristi l’acquisto di una casa è un investimento, in realtà è un azzardo ad alto rischio, in questi pochi anni il “mattone” è calato parecchio e questo sarebbe proprio il momento giusto per comprare, (però quello sbagliato per vendere), ma immersi come siamo nella crisi economica chi è che vende casa? Semplice! Chi ha perso il lavoro e ha assoluto bisogno di liquidità, chi non è più in grado di sostenere le spese condominiali, o chi non ha denaro per la manutenzione generale, già perché avere un tetto sopra la testa non significa che quest’ultimo non sia suscettibile di spostamenti o rotture… di tegole.

 

E chi non rimarrebbe in ginocchio dopo una spesa di qualche migliaio di euro per manutenzioni straordinarie?

In realtà possedere una casa propria dona una fugace sicurezza nel futuro, un qualcosa da lasciare ai posteri, da mostrare con superbia agli amici, nulla di più sbagliato, avere una casa è un sacrificio continuo che non si esaurisce con il passare degli anni, la preoccupazione perenne che le rate non salgano o la paura che possa improvvisamente mancare il lavoro  per poter pagare il solito mutuo trentennale.

Senza parlare dei problemi che sorgono dovendo pagare rate su rate,  la rata degli elettrodomestici, le rate della macchina, le rate per le vacanze (pure quelle adesso si pagano a rate!) Cosa non si farebbe per il benessere della famiglia! E la famiglia si divide tra lavori e secondi lavori, schiavizzati da quei  beni materiali che “FANNO” la VERA famiglia e, come il cane che si morde la coda, la soluzione diventa il problema.

Dimenticata l’utopica famiglia monoreddito stile “anni ‘70” ora lavora il padre, lavora la madre, ed i figli rimangono indietro, scivolati come priorità a semplici grattacapi, dimenticati e surclassati dai problemi che  si portano a casa da un lavoro che ci si deve tenere ben stretto, nonostante il capufficio sia un tiranno ignorante, nonostante il capoturno sia un bastardo, nonostante il lavoro (che ci si deve tenere BEN STRETTO ci tengo a ricordarlo)  faccia schifo e non passa giorno che ci si svegli con il desiderio che sia già sera. E nel mentre, i figli crescono senza nessun insegnamento dei genitori, sballottati tra corsi di calcetto o di tennis, il doposcuola, senza i recinti di una educazione civile, indirizzati verso una vita sola perché privi di figure di riferimento.

La sera poi, momento di intimità domestica, ci si ritrova estranei alla stessa tavola, ognuno con problemi diversi, inconciliabili tra loro, che creano divisioni interiori, a volte inconfessabili, lontani e non partecipi, seduti a quella stessa tavola che dovrebbe accogliere la felicità nel ritrovarsi, e l’armonia dopo una lunga giornata di lavoro.

Invece nulla, non rimane nemmeno il tempo di godersi il magico luogo che dovrebbe radunare i propri cari; casa, poca tv, a letto per recuperare le energie per una nuova STRESSANTE giornata uggiosa.

Inevitabilmente la famiglia si allontana, si disaffeziona, i rapporti si raffreddano, inizia la fase di sopportazione, la fine dell’amore e della comunione e della sinergia nella coppia.

Tutti uniti nella decisione di fare una scelta forte per il futuro, comprarsi una casa, quella casa che contribuirà a rendersi coinquilini estranei tra loro, un bel prezzo da pagare no? Fare sacrifici per non godersi il bene acquistato è un gesto da sconsiderati o da chi subisce un’influenza più forte, che regali più “pro” ad una questione che ha più “contro”.

Non dimenticando che a volte ci si deve accontentare di un appartamento in un condominio che crea mille problemi o magari legandosi a vita a persone insopportabili “in quella villetta a schiera tanto carina”.

Non è mia intenzione gettare benzina sul fuoco, ma trovare vicini comprensivi, gentili ed amabili è piuttosto difficile, può sembrare il mio un discorso capzioso e fuori luogo, ma comprare un appartamento con l’aggravante di abitarci pure male lo paragono a comprare una macchina nuova dalla carrozzeria già rigata.

Ancora una volta, il filo conduttore dei miei articoli, ovvero la schiavitù che ci si crea con le proprie mani, ha posto una ragione in più per fermarsi a pensare. Questa vita ha una scadenza, non è illimitata, non sprecatela correndo dietro a illusioni materiali. Date le giuste priorità e date la giusta importanza a ciò che importanza ha, e vivrete sicuramente meglio e più sereni.

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