« Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi.» Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze. »
Esopo
Guardarsi allo specchio, ecco la prima fonte di gioia o dolore, di autostima o di sfiducia in se stessi, c’è chi si vede vincente e chi si vede soccombente verso il prossimo. Nasce così quel sentimento di confronto e paragone verso il prossimo presente nel quotidiano.
Allora c’è chi osserva la propria vita, scandagliandola in modo critico, (forse impietosamente sfavorevole) ed osserva quella degli altri. “E’ proprio vero che l’erba del vicino è sempre più verde”! Sostengono con un moto di stizza… e il desiderio dell’invidioso si perde in tutti i vantaggi, gli oggetti, i beni e le cose migliori della persona invidiata e desidererebbe possedere tutto ciò che ritiene a lui possa mancare, senza peraltro riuscire a vedere ciò che di buono possiede.
E quando non può appagare i suoi desideri li scredita e critica con disprezzo chiunque sia riuscito a realizzarli. La solita vecchia storia della volpe e l’uva. Per l’invidioso disprezzare ciò che non riesce ad ottenere o ciò che gli altri hanno ottenuto, è una sorta di scusa, utilizzata dalla sua mente per difendere il solito benedetto (e nefasto) ego.
L’ astio dell’invidioso nasce perché esso possiede una bassa autostima, perché è un individuo che detesta il prossimo e perchè odia soprattutto sé stesso e la propria (presunta) carenza. Una forma di invidia (nettamente meno frustrante) è l’ammirazione, che può rappresentare un vero e proprio elemento stimolante per il nostro successo.
L’invidia nell’Inferno della Divina Commedia non ha una collocazione ben definita, ma viene citata più volte nel poema, insieme a superbia e avarizia, L’invidia porta a godere più per il male altrui che per le proprie fortune. Nel Purgatorio gli invidiosi hanno gli occhi cuciti con il filo di ferro. Credo che proprio questo sentimento sia collegato alla superbia come una sorta di rivalsa, in fondo cos’è la superbia se non un’invidia al contrario? E proprio un atto di superbia precipita Lucifero sulla terra creando l’inferno dalla voragine della sua caduta (sempre secondo la fede cristiana).
Nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC) l’emozione ombra dell’invidia colpisce il fegato e quando si prova un’emozione, specie se negativa, avviene un movimento di energia (Emozione, nel suo significato etimologico, significa muovere fuori – e moveo) nel nostro sistema nervoso: energia che non sempre si scarica all’esterno e che “aderisce” all’organo corrispondente.
Le emozioni che non si sciolgono all’esterno accumulano dei sedimenti ove la stessa energia può fermarsi per anni. Possiamo notare come nella nostra epoca molte persone siano imprigionati in una sorta di “corazza muscolare caratteriale” dovuta a tutti quei muscoli che sono continuamente tesi.
La soluzione ai problemi fisici dovuti a squilibri energetico/emozionali si può ottenere attraverso una corretta respirazione (Kokyû Hô – Esercizi basati sulla respirazione per il potenziamento del Ki) ed esercizi Kikô ( Esercizi sulla gestione ottimale del Ki) queste tecniche possono sbloccare le tensioni provocate dalle emozioni (come l’invidia appunto) incontrollate.
Quindi la parola d’ordine sarà FARE per OTTENERE per non invidiare poi il prossimo.