Imitare significa: contraffare, copiare, duplicare, eguagliare, falsificare, parodiare, plagiare, rifare, riprodurre, scopiazzare, somigliare.
Esiste una categoria di persone che hanno un tale senso di vuoto psicologico ed energetico che solo copiando ed emulando gli altri riescono a sentirsi appagati e sopravvivere. Parlo dei parassiti emulatori ed il loro comportamento aberrante che li porta a “copiare” ed “assorbire” le personalità più forti. Essi si circondano di persone per scovare più facilmente la propria “vittima”, quello che ritiene essere il “maschio alfa” in mezzo a tutti e cercano di entrare nelle sue grazie attraverso adulazioni, lusinghe ed esagerazioni pur di accaparrarsi l’amicizia. Mettono questo “prescelto” al centro del loro mondo facendogli credere di essere insostituibile creandogli intorno una rete di progetti da portare avanti insieme per poi carpirgli gestualità, modi e pensiero, creandosi una personalità fittizia definita “a stampo”.
Studi sulla psicologia criminale affermano sul tema dell’imitazione che: “Alcuni ragazzi ipo-dotati imitano continuamente gli altri, con un meccanismo psicologico complesso, collegato alle patologie del comportamento”.
Si tratta di un meccanismo psichico naturale durante l’infanzia, poiché aiuta l’apprendimento, e frequente nella prima adolescenza, allorché partecipa alla formazione della personalità.
Con la fine dell’adolescenza la tendenza a emulare dovrebbe svanire, soppiantata dall’affermazione della propria personalità. Ma a volte ciò non accade: alcuni continuano a imitare, a scimmiottare, e impostano la loro vita su fascinazioni continue.
Il motore del loro agire è il voler assomigliare: si guardano intorno, individuano chi viene ammirato (nell’ambito che interessa) e dicono fra sé: “Quella è la strada giusta, devo fare come lui, devo essere così”. Ma questa, che dovrebbe essere una scorciatoia, si rivela spesso ingannevole: alla grande fatica fatta per emulare può corrispondere un fallimento, o una soddisfazione evanescente che, non basata su desideri autentici, chiede subito un nuovo modello da imitare, in una “corsa” nella quale la propria interiorità ristagna nell’illusione del cambiamento; Purtroppo questa vera e propria patologia, che a volte porta anche al plagio nel campo artistico e letterario, denota una personalità fragile ed incompleta, preda delle paure infantili.
Il meccanismo di causa effetto che provoca “l’imitazione degli altri” trae origine dalle seguenti paure che i genitori trasmettono al bambino:
la paura di rimanere soli;
la paura di rimanere senza mangiare;
la paura di rimanere al freddo;
la paura di rimanere al buio;
la paura di restare lontani dai familiari;
la paura di subire un incidente, una punizione o un’aggressione (fonte http://www.humantrainer.com/articoli/psicologia-criminale-imitazione.html)
La forma peggiore di “mimesi” però può sfociare nel vero e proprio plagio da parte del parassita, che tende a fare proprie e superare anche le conoscenze e le capacità eclettiche della “vittima” che esso ha prescelto. Alcuni studiosi di psicanalisi che hanno studiato il fenomeno della mimesi (parassitismo emulativo per la Karmanautica.
Gabriel Tarde
Gabriel Tarde è colui che per primo ha preteso di studiare scientificamente il fenomeno sociale dell’imitazione, studiandone le leggi nella sua opera fondamentale sulle Leggi dell’imitazione. L’imitazione, per Tarde, è il fenomeno sociale elementare, così che la società viene definita “un gruppo di persone che presentano tra loro molte somiglianze prodotte per imitazione”. La sua è una vera e propria antropologia mimetica: “l’essere sociale, in quanto sociale, è essenzialmente imitatore”.
Jean Piaget
Jean Piaget si è interessato dell’imitazione collegandola allo sviluppo mentale del bambino quando, intorno al secondo anno d’età, dal livello senso-motorio, dove è già presente una primitiva semiotica (gioco simbolico, disegno, linguaggio…) passa a quello rappresentativo mentale dove raggiunge la padronanza dell’imitazione anche senza più il modello da imitare (“imitazione differita”). Questo comportamento imitativo riguarda non solo l’individuo isolato ma anche colui che entra in rapporto con la società tramite l’imitazione di gesti, modi di dire, azioni che vengono condivisi come accade ad esempio in un rapporto di amicizia. Il concetto di imitazione infatti costituisce il nucleo della psicologia sociale di Gabriel Tarde (1843–1904) che ha considerato questo fenomeno psicologico fondamentale nella costituzione dei rapporti sociali.
Karl Jaspers
La psicanalisi considera l’imitazione un fenomeno di identificazione per lo più con i propri genitori e si è interessata di particolari aspetti patologici come l’imitazione isterica originata dal fenomeno della suggestione che genera anche, come ha messo in rilievo Karl Jaspers, quella imitazione per contagio involontaria nelle masse:
René Girard
«Nel senso più vasto appartengono ai fenomeni suggestivi le imitazioni involontarie. L’individuo perde nella folla la padronanza di sé stesso. Non perché si entusiasmi da sé, ma perché la folla lo contagia, così si propagano le passioni; le mode e le usanze hanno la loro origine in questa imitazione… Noi giudichiamo, valutiamo, prendiamo posizione, riprendendo semplicemente, contro la volontà e senza saperlo, i giudizi e le valutazioni di altri. Non abbiamo affatto valutato, giudicato, preso posizione da noi, e tuttavia abbiamo il sentimento della presa di posizione personale. Questa adozione dei giudizi altrui senza un giudizio proprio, si chiama suggestione del giudizio… Ma le suggestioni possono essere anche intenzionali [come quelli causati da affetti vissuti in modo eccessivo e morboso come nel caso del plagio. In ogni relazione (tra maestro e allievo, tra terapeuta e paziente, tra direttore spirituale e fedele) possono intervenire elementi di manipolazione. Ma i rischi aumentano quanto più ci si allontana da una relazione naturale (o un gruppo si differenzia dalle comunità naturale)]»
Anche l’antropologia ha rivolto la sua attenzione al fenomeno dell’imitazione che è stato sviluppato e assunto come istanza fondamentale dell’agire umano nella teoria mimetica dell’antropologo francese René Girard che afferma che tutte le azioni dell’uomo sono determinate dal suo desiderio di emulare e imitare (desiderio mimetico) qualcuno che gli appare felice, perché egli spera di arrivare a possedere la stessa felicità.
Imitando l’altro, però, spesso l’uomo trasforma il suo modello in un rivale e inizia a provare per lui sentimenti di invidia e odio.
Come avrete potuto osservare questi “parassiti emulatori” tendono ad assorbire gradualmente la personalità e tutte le caratteristiche dei loro “modelli” fino a cercare di rubargli la personalità e le caratteristiche ritenute interessanti proprio per riempire un vuoto nella loro vita, e se non riescono in prima persona cercano persone che “più o meno” possono equivalere al “modello” con l’intento di sopprimerne le qualità e le capacità, il tutto per un sentimento di rivalsa e vendetta per non essere riusciti nell’intento vampiresco.
Come di consueto la Karmanautica, oltre a evidenziare il problema cerca di offrire la soluzione utilizzando dei semplici accorgimenti, innanzitutto essere ben decisi a troncare sul nascere un’amicizia troppo “appiccicosa” e fine a se stessa, poi evitare di cadere in trappole su promesse nate da interessi comuni che non saranno mai mantenute, evitate di esporvi nel privato, mantenete la vostra privacy a tutti i costi, mantenete un vostro equilibrio senza cadere in entusiasmi, il parassita cercherà di fare leva sui vostri interessi, gusti musicali, etc..
Mantenete sempre lo stato di “Zanshin” nei confronti delle persone, le ragnatele karmiche devono essere gestite per non correre il rischio di rimanervi intrappolati.
Wake up people!